LETTORI FISSI

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martedì 11 gennaio 2022

Fuori centro (prosa)

 


FUORI CENTRO

Ti ho messo al centro eppure mi sono dimenticata di te

perché pensavo alla cena.

Non è bastato indietreggiare verso la porta raccogliere il gatto e dargli un bacio

gettare una foglia entrata chissà come per levarmi dalle fantasiose ubbie dell’età

tenaci nuvole serali.

Mi sono dimenticata di te e anche della cena la tua superiorità, la mia arretrata dipendenza

l’enfasi bruciante di abbracci consolatori sono d’un tratto scomparse anche dalla periferia.

Sono stata risvegliata dal fumo che s’alzava  dal crepitio della carne, infuocato puzzo

d’emozioni bruciate.

E pensare che solo ieri eri l’effige del sole la mia grande rivincita alle cose incompiute

Oh no, nessuna attesa dovrebbe essere troppo lunga e mai l’aria colma di parole a brandelli come la

 memoria...

*

martedì 22 ottobre 2019

Tutti mentono




So che tutti mentono, qualcuno in modo lacerante,  qualcuno innocente come un respiro costruisce frasi-grovigli che si alternano tra esalazioni e indugi d’essere.

E sembrano senza peso certe parole,  fulmini luminosi  alcuni gesti, ma la mente, i denti,
le labbra, conoscono  la  grande risata del disincanto che colora il tramonto schiudendo verità banali.
Non è mia la verità,  non è mio ciò che ambisco essere, e nemmeno a me appartengo.
Però tutti, quando si sorridono e mentono vivono un meraviglioso alternarsi di buio e luce.




giovedì 10 ottobre 2019

SOLO





Quanto tempo è rimasto solo?
Quanto tempo gli sarà servito per decidere di annullarsi?
Quanto tempo per scegliere la corda, per assicurarsi che il cappio fosse stabile, col nodo ben fatto?
Quanto avrà atteso che qualcuno insospettito dal silenzio o dal sottile rantolo dell’agonia, cercasse di entrare?
Solo e inascoltato. In mezzo ai compagni allegri di vita e di scherzi.
Solo. Accanto a padre, madre.
Solo, mentre la sorella giocava.
Solo. Senza nemmeno il sentore e il conforto della volontà superiore che decise l’origine e il divenire del mondo, padre o madre, chissà!
E sempre solo nel gioco infinito e ipnotico della pallina da inseguire nel cellulare venuto anch’esso a noia.
Senza accorgersi della madre che rispettava i suoi silenzi, perché se voleva smussarli lo infastidiva.
Ancora solo, oggi che uno scampanio cupo richiama adulti e ragazzi verso un abbraccio emotivo atteso invano da vivo.
Solo e al centro, circondato da rimpianti, rimorsi e lacrime di chi resta, sconvolto e attonito. Al centro, ora che vibra soltanto pace.
Ora che dall’altra dimensione non è più solo, amalgamato all’anima del cosmo, ora si, può perdonare questo mondo imperfetto, incapace di calore.

Dedicato a G. 14 anni suicidatosi il 24/9/2019

giovedì 6 settembre 2018

SEGNALI DALLA STATUA



Il cuore. Tu mi fai segno restando immobile, pieno di luce
Tu così stabile, fatto di marmo, curve e pazienza.
Indichi il cuore.
Anche il vecchio storto che ho incontrato in Via Emilia, ce l’ha.
E batte tra odori d’urina e scarpe scalcagnate, il cuore.
Ma il mio piange di pena, così incapace di allungare una mano,toccare
abbracciare.
Il disgusto provato mi si riversa dentro.
Per alcuni è un tormento la vita, è solitudine, per altri impotenza d’essere buoni. E resto qui, sola, con la pace intorno che però è distanza.
Chi mi salverà?
Un suono, un sms mi avvisa dell’avvenuta ricarica. Il grido interiore che non esce, della mia miseria, di quella vita cresciuta in poche mosse che malgrado palpiti paurosamente è invincibile.
Quando mi avvio mi accorgo di foglie che ondeggiano, di raggi di luce che vibrano e ascolto sorpresa la voce gioiosa di un piccolo bimbo, che strappa ridendo una pianticella cresciuta in un tombino.


sabato 31 marzo 2018

L'INGANNO



Alla mia amata Eli

Lei si fidava. Ha appoggiato tranquilla il suo musino triste nella mia mano, e si è addormentata. L’ago non ha infierito con altro dolore,
Tre farmaci, per tre stadi di coscienza. Il  calmante,  poi l’anestesia e il farmaco letale  hanno bloccato il suo cuore. 
Quel cuore gioioso e pieno di vita che mi aveva scelto, diciotto anni prima, si è arrestato, ad occhi aperti.
Lei si fidava, seguiva la mia ombra, il cenno della mia mano che invitava, la voce che guidava.
E io che non mi sapevo memoria e ora mi sento pioggia, scivolo nelle cose incompiute e negli anniversari.
Ho scavato il giardino, ho rotto radici e ho atteso che il suo gelo ne confermasse la  morte.
Era freddo il suo corpo biondo che si ribellava alle cure, serrati i suoi denti sull’ultimo gemito.
Spento all’ultima carezza il suo mugolio felice, così strano che sembrava  il ronfare di un gatto. 
Spenti nella cecità gli occhi adoranti e lo sguardo triste se la sgridavo.  Lontane le corse pazze in campagna inseguendo lepri e fagiani.
Lei si  fidava e io ho deciso, di non  lasciarle più  gridare il dolore, di fermare il sangue che l’abbandonava  e di piangere la sua impotenza a muoversi.
Di coprire di terra fertile il suo piccolo corpo.
Di piangere la necessaria crudezza del sentirmi Dio per un istante.
E vorrei sapere se mi ha perdonata, se nell’altra dimensione mi aspetterà e riconoscerà.
Lei si fidava, e io l’ho tradita e vivo.
Come l’erba che ha paura ma sa che si ergerà  ancora dopo essere stata schiacciata.
Vivo come  si vive dopo i grandi dolori che umiliano e addolciscono…
30/3/2018

mercoledì 18 febbraio 2015

VOI AMICI






Il mio gatto si lecca il pelo,  assorto.
Mi interroga con lo sguardo se lo imito, quando mi lecco le ferite,  quando con la lingua sciolgo nere impressioni recitando preghiere.
Forse sa quando mando un ringraziamento a Dio perché sono viva.

Anche io amici, vi osservo attenta. 
Voi viventi di carta, siete il mio paesaggio. Le vostre parole sono l’abito della vostra anima.
Come vi ammiro!  
Quanto vi ringrazio per il dolce aromatico dei pensieri che mi offrite, che bevo in silenzio come un caffè, anche quando vi lascio del mio passaggio, solo un "mi piace".  

Certe volte vi vedo tristi, certe volte lo sono anch’ io, ma il sorriso che a volte mi donate con una pungente e spiritosa immagine, mi fa lanciare un impulso di gioia al cielo.
Oh, io vi amo tutti amici, di quell’amore universale timido, quello che vola  basso, sfiorando le caviglie.
Quello di un uccellino che ha imparato a raddrizzare ali, le ha rese forti nel cercare nuovi spazi, e sposta solo un piccolo sospiro di tempo lasciando una ombra veloce trasparente, luminosa.
Quasi nessuno lo vede, così piccolo, così  indeciso…
In punta di dita vi tocco timida. Io non vi chiedo di ricambiare la mia visita.
Vi chiedo solo di lasciarvi ammirare, e amare in silenzio.

lunedì 11 febbraio 2013

IO SONO MIA X - TU SEI MIA Y (appartenenze)



 
IO SONO MIA -  X



Io sono mia, gridavano le femministe
sommerse sovranità
scalpitavano su tacchi bassi  e occhi
innalzati.
E dopo trenta anni di pensieri febbricitanti 
dopo lo spartirsi del maschio
metà per uno
e lo sfaldarsi dei gruppi,
dispersi in nudità di cosce e petti esposti
dopo brividi di DNA innestato
in un solo simbolo
le cartomanti prevedono ancora il futuro…




                                     TU SEI MIA - Y



Nel buio il respiro si fa affannoso
gemiti limitano paradisi
giuramenti   stridono
non è più gerarchia del possesso
la violenza è silenzio
lingua arrugginita  che nega
e tace l’orrore.
L’appartenenza  imbavaglia il dolore
di madri e figli  proprietà senzienti.
Rincorrendo Invidie  di procreazione
inconsapevoli riaffermazioni di inconscio
una lettera si alza biforcandosi
y è albero, è maschio
nasce da un punto, definito e fragile
da linee che si incrociano a x
centro e sacrificio…