LETTORI FISSI

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sabato 12 marzo 2022

Uomo del mio tempo











Guernica - 1937 - Pablo Picasso


Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,

con le ali maligne, le meridiane di morte,

t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,

alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,

senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero

gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno

Quando il fratello disse all’altro fratello:

«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,

è giunta fino a te, dentro la tua giornata.

Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue

Salite dalla terra, dimenticate i padri:

le loro tombe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Salvatore Quasimodo


La guerra in poesia e in immagini...

lunedì 28 gennaio 2019

Per ricordare la shoah, una mia poesia recitata da Rodolfo Vettor






Gli uomini sono ferocemente ambigui e illusi che i loro intenti segreti non possano essere compresi.
Gli ebrei sono stati perseguitati con la scusa della razza
per poter togliere loro ogni ricchezza e potere.



giovedì 25 agosto 2016

TERREMOTO - lastre d'eternità




Nessun occhio
contiene l’indizio dei  commiati

Alla vigilia del vuoto
l’estate
urla dolore e gioia

Il freddo
unisce corpi indeboliti
stelle impenetrabili
resti
e voci impolverate.

Sentieri oltre l’argine
hanno lastre d’eternità
e ai lati
mattoni spezzati
arsi dal sole
che qualcuno conterà
che forse userà ancora.

Si piange d’emozione
al mattino, toccando
chi ancora vive…

martedì 26 gennaio 2016

ANNA (domande fra le righe)




Piccola Anna, fragile e forte
dalle domande immense
scritte fra righe di spine parallele
e incomprensibili confini:


                                        Dove fuggì la ribellione
                                        dove si nascose la dignità?
                                        Fra condizionanti profezie,  ingenuità furiose
                                        nella folle paura di sfidare giudizi già dati
                                        o forse nell’arroganza disperata dei kapò?



Oppressa da voci,

hai ripiegato ordinata i tuoi sogni
su un pavimento grigio
su una stella, cucita con fili di follia.

           Hai atteso invano
           un giorno illuminato solo da polvere di cielo.
           stringendo memorie, luci lontane
           lo immaginavi pieno di colori
           corse sui prati, emozioni d'amore;

ma la notte arrivò silenziosa
ti mise una stella sul petto
le labbra sulla fronte
e ti regalò il giorno più buio del mondo
ambiziosa sconsiderata meta di uomini folli 

                                     quelli che ora negano
                                     quelli che non ricordano
                                     quelli che sperano
                                     in liberazioni dalla coscienza.

Piccola Anna tu ora lo sai
la follia del dominio
ha sempre un nome maschile
e odia, invidiosa la santità diversa
dei cuori femminili…

27/1/13

RICORDARE LA LUCE (olocausto) di rosanna gazzaniga (Sociale)




 




Un gesto minimo, una direzione e un si alla vita.
Cinque dita soltanto si aprirono in un mondo in ginocchio
distogliendo gli occhi dalla pena
salvando con un rifiuto.
E gli altri?
E oggi?
E quando morirà ogni testimone?
Se a destra una mano scelse
il lavoro, vita, ARBEIT MACHT FREI
a sinistra morirono gli altri.

Sui passi della paura
compassione ai cani
tozzi di pane gettati dalle  finestre
che mai furono trasformati in mille pani e mille pesci.
Lo sapevano gli ideologi, i medici e gli psicologi
come si uccide un uomo.
- Presto andrete a casa, nudi, così siete nati -
basta togliere la colla messa in abbondanza:
sotto la pelle, fame
l’involucro si rompe, piastrella sgretolata
un numero, messo lì tatuato
ché non succeda di scordarlo.

Il numero è tranquillo, giace su una pagina rossa
È nero, magro di vita, tace;
gioca sporco e vince la paura, perde ai punti la dignità
ogni fraternità svanisce
tra l’odore di fumo e lo spettro del sapone
vibrante è solo la fame.
Milioni, uomini sparsi, miti e zitti: dal male cosa si impara?
Forse a stare uniti, gridare insieme e ricordare
ma ai figli di ieri, a quelli di oggi, Tommaso insegna:
impareranno a credere, quelli di domani?

Oh, l’umanità è famiglia
dentro germoglia il bene ma anche il male.
Nei libri è semplice: i buoni da una parte
dall’altra i cattivi, ma il cieco vede doppio.
Non ci sia permesso dimenticare
l’inverno o la primavera.
che nessuno dorma perché ogni luce,
ogni piccolo stella
si specchia soltanto nella fissità dell’acqua...

4/2/2013

RICORDARE LA LUCE (olocausto) di rosanna gazzaniga (Sociale)
Gesti minimi, direzioni indicate con una mano, a volte  possono decidere vita e morte. Così i ricordi che quando non sono riproposti, respingono nel buio orrori e capacità di umane reazioni.
L’odio razziale giustifica purtroppo ancora oggi crimini e violenze  verso il popolo ebreo e altre minoranze. 
Mi hanno percorsa brividi ascoltando i racconti di coloro che hanno vissuto questa immane tragedia.
            La mia poesia, è un piccolo omaggio a tutte queste anime innocenti!

sabato 16 gennaio 2016

IL SANTO #SaveAshrafFayadh»




La sete di poesia piange paradigmi d’uomo
vibra tracce d’anima la preghiera
nella spoliazione
l’odore lungo della paura
scuote uomini spenti
annientati dall’indolenza statica dei divieti.
Cresce sulle sconfitte la parola
e crea il Santo
il mondo guarda le sue sbarre e lo ama
Dei giovani la sete di lealtà
d’uomini offuscati
l’odore lungo di giuramenti brutali.
Appartiene ai  giovani la sete di giustizia
alla storia immortale il nome dei santi
Ashraf,  Raif,  Waleed e molti altri…

Sulla strada di un  mezzogiorno abbagliante
piume di colombe insanguinate da credo feroci.
Nel  vento tracce, solo tracce  d’uomini  veri.


venerdì 4 settembre 2015

ABBANDONATO...(ricordando Aylan)






Abbandonato, il volto nella sabbia
la bocca aperta all’onda
salata, come il tempo morto della speranza
gli occhi chiusi 
gli altri, i grandi, li hanno aperti
e  guardano morire
mille angeli come te.
Ti accarezza il mare
ti chiama con voce d’alga
la tua s’è smarrita in un sorso di sale…

Dov’è tua madre? la sua mano di sole?
Ogni bimbo dovrebbe addormentarsi
con la mamma accanto, ma tu dormi
abbandonato.
Dov’è il cuore di chi uccide
arenato su un sentiero di sfide all'amore
all'umanità?
Il rumore d’onda non è udito dagli uomini
che contano
nemmeno il tuo respiro li scuoterà
ora.
Tu riposi con la postura dei bambini felici
e taci con il silenzio della storia.